È estate! 15–38 festeggerà presto i suoi sei mesi di vita e ne approfitta per prendersi un po’ di vacanze. Siamo in molti a iniziare la transumanza intorno al Mediterraneo in direzione delle coste e delle spiagge.
Il litorale è un luogo di divertimento ma anche di lavoro. Qual è lo stato del mare? Potremo ancora farci il bagno, pescare, lavorarci tra 20 anni? Un dossier proposto in partenariato con Ritimo, Rete francese d’informazione e di documentazione per la solidarietà e lo sviluppo sostenibile, che potrete ritrovare in versione integrale nel loro sito alla fine dell’estate.
Mare semi-chiuso, costituisce l’1% della superficie dei mari e degli oceani sul pianeta. I Paesi sulle sponde del Mediterraneo nel 2000 concentravano il 7% della popolazione mondiale. Le sue acque sono oggi pesantemente colpite da diverse forme di inquinamento legate all’uomo, mentre le acque del mare ci mettono più di 100 anni a rinnovarsi del tutto e mentre queste ospitano una ricca biodiversità che rappresenta tra il 4 e il 18% delle specie conosciute nel mondo.
Le fonti di inquinamento sono varie, e anche i loro effetti. Un’inquinamento da terra — rifiuti, scarichi industriali e delle acque reflue. Una popolazione che aumenta ogni estate per la frequentazione turistica. Un inquinamento a volte invisibile, fatto di microparticelle plastiche, principale fonte di inquinamento del mare. Piattaforme di sfruttamento delle risorse di idrocarburi, un traffico marittimo consistente con il suo lotto di degasaggi e svuotamento delle acque di zavorra, sversamenti di prodotto usati in agricoltura. La lista è lunga. Queste numerose fonti di inquinamento mettono in allerta scienziati, organizzazioni della società civile e Stati. Perché gli effetti sull’ecosistema e sulla biodiversità mettono in pericolo le risorse ittiche, la ricchezza della biodiversità, ma anche la nostra salute.
Per questo primo lavoro del mese di giugno, 15–38 sviluppa quattro assi: l’impatto della pesca, degli idrocarburi, del turismo e delle microplastiche sulla qualità dell’acqua. Vi portiamo al largo delle coste francesi, nelle profondità delle acque libanesi, sui sentieri marittimi della Tunisia, all’incontro dei pescatori spagnoli, ma anche nel porto algerino di Skikda, vittima di una marea nera qualche anno fa.
Sul filo degli articoli tracciamo un quadro della situazione ma presentiamo anche delle iniziative locali o regionali che permettono di dare delle piste di riflessione verso soluzioni sostenibili. Dalle mobilitazioni politiche a quelle della società civile, poniamo la questione delle battaglie in corso e della loro efficacia, come a Gabès, in Tunisia, dove le associazioni fanno ora appello allo sciopero generale per spingere le autorità ad agire di fronte all’inquinamento generato dalla fabbrica di fosfati.
Uno degli obiettivi di 15-38 è di poter proporre, nel lungo periodo, i suoi contenuti nelle diverse lingue del perimetro mediterraneo. Questo richiede tempo, logistica e supporto economico. In attesa di rendere possibile questo traguardo, 15-38 pone la prima pietra della sua torre di Babele grazie alla partecipazione della giornalista italiana Silvia Ricciardi, con la traduzione integrale del dossier estivo sull’inquinamento nel Mediterraneo.